Gli effetti della musealizzazione del videogame sull'esperienza di gioco
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2280-9481/8994Parole chiave:
videogioco, contesto, gameplay, musealizzazioneAbstract
Dalla nascita del videogame a gettoni sino ai primi anni Duemila, la fruizione dei videogiochi si è svolta principalmente in due contesti: quello pubblico (tipicamente la sala giochi o il bar), e quello domestico, reso possibile dalla diffusione delle home console.
La musealizzazione, e più in generale l’istituzionalizzazione del videogame, minano le convenzioni legate alla fruizione videoludica (pubblica, privata, personal), trascurando più o meno radicalmente quella che per molto tempo è stata considerata la funzione primaria del videogioco, ovvero l’intrattenimento, e proponendo una chiave di lettura diversa che permette di considerare il videogame come cultura, facendo luce sul suo essere altro rispetto al mero prodotto commerciale.
Partendo da una concezione di videogame come video e gioco suggerita da Mark J. P. Wolf, Matteo Bittanti e Francesco Alinovi, con il presente articolo si intende mettere in luce come la musealizzazione del videogame, e in generale la sua esposizione al di fuori del contesto per il quale è stato concepito, suggerisca un’interpretazione dell’opera meno “agonistica” e più legata alla visualità.
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