Il cinema secondo Cesselon. Un’analisi del suo metodo creativo attraverso la raccolta dello CSAC

Abstract

A differenza del manifesto pubblicitario, che a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso ha ottenuto un posto fra i “linguaggi” autonomi dell’arte, più giovane è l’interesse nei confronti del manifesto cinematografico che, considerato per lungo tempo un semplice paratesto, ha faticato ad acquisire il diritto di cittadinanza nella sfera dell’esteticità. Mentre le personalità di Anselmo Ballester, Alfredo Capitani e Luigi Martinati sono state ampiamente indagate, stessa cosa non può dirsi per alcuni importanti disegnatori italiani della cosiddetta seconda generazione, primo fra tutti Angelo Cesselon, che a partire dal dopoguerra ha rivoluzionato il linguaggio del cartellonismo cinematografico. Parte della sua produzione è stata raccolta dal Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, il cui fondo comprende quasi 300 pezzi, tra bozzetti e disegni preparatori. Tenendo conto dell’imprescindibile relazione che lega il manifesto al film pubblicizzato, lo studio, più che sull’analisi stilistica, si sofferma maggiormente sul rapporto delle opere di Cesselon con i generi cinematografici. Escludere questo aspetto significherebbe infatti equiparare in tutto e per tutto il manifesto cinematografico a quello pubblicitario, considerando il film come un semplice “prodotto” da vendere; tralasciarlo vorrebbe dire perdere importanti informazioni utili allo studio della storia del cinema. L’articolo è frutto di una prima analisi di questo materiale, che pur rappresentando una parziale illustrazione dell’opera del disegnatore, è oltremodo un’importante testimonianza figurativa del suo lavoro.