Lo spessore dell’immagine: il Faust di Aleksandr Sokurov
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2280-9481/8654Parole chiave:
Faust, Johann Wolfgang Goethe, Aleksandr Sokurov, Screen Adaptation, Modern MythAbstract
Il Faust di Aleksandr Sokurov è il capitolo conclusivo di una tetralogia sul potere aperta da Moloch, Taurus e Il Sole, incentrati rispettivamente sulle figure di Hitler, Lenin e Hirohito, massime rappresentazioni novecentesche del totalitarismo che Sokurov sceglie di demonumentalizzare illustrando “il lento affiorare dei [loro] corpi” (Gianfranco Ferraro). Uno stesso processo di corporeizzazione contraddistingue Faust e si applica non solo alla caratterizzazione dei personaggi principali – rappresentati da Sokurov alla stregua di puri corpi dominati da istinti puramente fisiologici e privati di qualsiasi tensione spirituale – ma alla stessa configurazione dell'immagine filmica. Sokurov tenta infatti di fornire “a 'dynamic' and 'real' quality to his painterly images” (Thorsten Botz-Bornstein), intervenendo direttamente sul frame attraverso costanti manipolazioni, nel tentativo di imporre la natura fisica, pigmentale della pratica pittorica all'immaterialità propria dell'immagine audiovisiva. Il saggio riflette dunque sul processo di corporeizzazione che domina il Faust sokuroviano, illustrando come questo definisca in profondità sia la strategia adottata da Sokurov nell'adattamento del poema di Goethe che il lavoro pittorico, materializzante compiuto dal regista sull'immagine filmica.Pubblicato
2019-07-16
Come citare
Oddi, S. (2019). Lo spessore dell’immagine: il Faust di Aleksandr Sokurov. Cinergie – Il Cinema E Le Altre Arti, 8(15), 93–104. https://doi.org/10.6092/issn.2280-9481/8654
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Miscellanea
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