Lo schermo integrato. Dalle superfici di proiezione agli algoritmi: il videomapping come prospettiva di analisi
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2280-9481/7881Parole chiave:
video mapping, screen studies, software theory, post-cinema, tecnologie laserAbstract
Con la migrazione del cinema verso altri schermi, reale o presunta che sia, lo schermo cinematografico è stato oggetto di fenomeni variamente definiti nei termini di rilocazione, gulliverizzazione, disseminazione. In qualunque di queste accezioni, il concetto stesso di schermo sembra riacquistare centralità: è quanto evidenziano, ad esempio, i cosiddetti screen studies, che in esso riconoscono il minimo comun denominatore di tutte le forme di immagine in movimento. Ma di cosa parliamo, oggi, quando parliamo di schermi?
Come sono mutati gli schermi e i formati, così è mutato il software che opera per tali schermi e formati. Questo è evidente nel caso del videomapping, forma espressiva per certi versi estrema, e che mette in risalto un punto teoricamente rilevante: lo schermo, oltre a essere elemento ontologicamente caratterizzante del cinema tutto, è anche, e forse soprattutto, un elemento integrato all’immagine stessa. Il quid dell'immagine cinematografica, in questo senso, risiederebbe non tanto nella presenza dello schermo, quanto nella capacità del dispositivo filmico di virtualizzarla e di incorporarla.
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