Il silenzio e il rumore. L’onore militare nella corrispondenza pubblica e privata relativa al caso L’armata s’agapò

Abstract

Pubblicato nel febbraio 1953 nella rivista Cinema Nuovo diretta da Guido Aristarco, il soggetto cinematografico di Renzo Renzi L’armata s’agapò ruppe il silenzio su aggressione fascista e occupazione della Grecia calato in Italia dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Più che la proposta di film in sé (che ebbe un’eco quasi nulla al momento della pubblicazione), furono l’arresto per vilipendio alle Forze Armate, la detenzione nel carcere militare di Peschiera, il processo e la condanna di Aristarco e Renzi nel settembre-ottobre 1953 da parte del Tribunale Militare Territoriale di Milano a fare rumore e stimolare un tentativo di revisione storico-critica delle recenti vicende belliche da parte di cittadini italiani di ogni età, professione, censo, grado di istruzione e fede politico-religiosa. Trasgredendo il divieto di parlare delle guerre fasciste, Aristarco e Renzi riuscirono ad aprire un dibattito che, dalle pagine di una rivista specialistica rivolta a un pubblico ristretto, si spostò in un’aula di tribunale, sotto gli occhi dell’intera opinione pubblica italiana. Attraverso lo studio della corrispondenza pubblica e privata dei protagonisti del ‘caso s’agapò’, il saggio indaga la concezione di onore militare in relazione alla condotta del Regio Esercito in Grecia, mettendo in luce come le vicissitudini giudiziarie legate alla pubblicazione di L’armata s’agapò non furono solo una questione interna di libertà di espressione in un’Italia democristiana che, causa Guerra Fredda, faticava a mettere in pratica i dettami della Costituzione, ma anche un intrigo internazionale riguardante la collocazione politica e militare dell’Italia nel nuovo ordine mondiale post-bellico.