Cinephemera. Materiali effimeri per lo studio del cinema italiano tra gli anni Trenta e Sessanta

2023-12-20

Questo numero monografico di «Cinergie» - sviluppato all’interno del progetto PRIN 2022 Cinephemera. Materiali effimeri per lo studio del cinema italiano tra gli anni Trenta e Sessanta - si propone di indagare i “cinephemera” nel quadro della storia del cinema italiano lungo il suo periodo di centralità nel sistema dei media e nelle abitudini al consumo (1936–1966); e attraverso di essi illuminare regioni inesplorate del cinema nazionale.

Lo studio dei cinephemera può ambire alla ricostruzione dell’esperienza cinematografica quotidiana in termini memoriali, materiali e negoziali. Si tratta di oggetti accomunati dalla loro natura transitoria e legata a una specifica occasione d’uso (Makepeace 1985, 10) che mediano, costruiscono ed estendono un dialogo costante fra pubblico e industria (Moore 2016, 316) e che recano preziose testimonianze di cultura vissuta (Wickham 2010).

Sono oggetti e collezionabili di fattura industriale (i “manufactured collectibles” come figurine, cigarette cards, cartoline, buste, francobolli, calendarietti, gadget, e altra oggettistica di ispirazione cinematografica fabbricata in serie); manufatti di produzione spontanea e amatoriale (come agende, diari, album, schedari, scrapbooks e altre carte private di ispirazione cinematografica); corrispondenze da parte di ammiratrici e ammiratori, spettatrici e spettatori (lettere spedite ai divi italiani o internazionali e rubriche dedicate alle corrispondenze nei periodici popolari e nella stampa di settore), intesi come elementi mediatori dell’esperienza spettatoriale e fonti per la storia sociale del “moviegoing” (Wickham 2010; Moore 2016).

Se i prodotti “collezionabili” e i manufatti spontanei sollecitano una riconfigurazione dell’esperienza in un’accezione tattile, corporea che convoca più sensi rispetto alla sola vista (Casetti 2001), diari e agende o oggetti conservati dalla sala per ricordo fungono da registri e archivi “portabili” e memorabilia privati, “protesi mnestiche” (Caneppele 2018) e prolungamenti del ricordo della visione nel tempo (Mariani e Comand 2019b). Infine, la scrittura diaristica ed epistolare (Guerra e Martin 2019), la composizione di album di ritagli, gli spazi di espressione personali concessi dalla stampa (Martin 2019) sono più direttamente interpretabili quali concrezioni del processo negoziale “di retelling, di interpretazione e di ridiscorsivizzazione sociale, che lo spettatore compie nel momento in cui fa esperienza del film” (Fanchi e Mosconi 2002, 8).

Nel muoversi trasversalmente alle tradizioni di studi sugli ephemera, si sollecitano in particolare proposte di contributi che interroghino gli oggetti effimeri traendo i propri strumenti soprattutto dai seguenti quadri metodologici:

- Cultura materiale: al fine di inquadrare lo statuto degli ephemera come “oggetti sociali”, elementi del quotidiano ed espressioni di una conformazione storico-culturale specifica i cui valori informativi risiedono anzitutto nella forma materiale (Kuipers 2004). Con specifico riferimento all’oggettistica collezionabile, occorre appellarsi ai filoni di interesse della cultura materiale che guardano ai beni prodotti in serie (Dei e Meloni 2015): lette come rimanenze delle infrastrutture di produzione e consumo, le forme effimere possono aprire nuove vie d’indagine sulle dinamiche e sulle modalità che hanno portato la cinematografia a intrecciare la propria attività industriale con quella di settori apparentemente distanti (cosmetico, alimentare, dolciario, editoriale, ecc).

- Microstoria: al fine di inquadrare lo statuto degli ephemera come materiali di base per la conoscenza delle vicende individuali e degli universi relazionali che li hanno prodotti. L’eccentricità e l’eterogeneità del patrimonio delle carte e dei manufatti spontanei esigono un approccio microanalitico, nel rispetto della singolarità di ogni materiale esaminato, e uno sforzo di immaginazione concreta nell’interpretazione delle pratiche sociali dalle quali derivano (Grendi 1977). Di fronte a basi documentali radicalmente diverse rispetto a quelle cui si rifanno gli studi quantitativi sul pubblico e sul consumo cinematografico delle past audiences, lo sguardo ravvicinato e l’eclettismo dei metodi predicati dalla storiografia microanalitica (Levi 1991) consentono una via alternativa per la ricostruzione dell’istanza spettatoriale (meno dedotta dai dati e più empirica, inestricabilmente legata al “lavoro concreto” sui media e sugli oggetti a disposizione).

- Fandom studies: per inquadrare lo statuto degli ephemera come evidenze di un’esperienza attiva e partecipata allo spettacolo cinematografico, affinando gli strumenti che la “archeologia del fandom” ha già applicato agli oggetti prodotti da e per gli appassionati, alle reti di scambio e di partecipazione collettiva intorno alle pratiche informali del collection-building e all’individuazione di intermediatori culturali dei discorsi sul cinema (Fuller-Seeley 2018). Eleggere le rubriche di fan mail, i diari e gli scrapbook a fonte storica consente di tracciare le diverse conformazioni discorsive di fan culture che hanno attraversato il contesto italiano, ora nella direzione del fandom per il cinema, ora nella direzione del fandom per gli attori (McQuail 1997). Oltre che a contribuire in modo originale alle ricerche sulle past audiences, come storia del cinema “vista dal basso”, concentrandosi su un’istanza spettatoriale empirica, inestricabilmente legata a un “lavoro concreto” sui media e sugli oggetti a disposizione.

- Studi di genere: per inquadrare lo statuto degli ephemera come luoghi attivi nella costruzione di una soggettività “di genere” tra Italia fascista e periodo della ripresa post-bellica. Pur avvalendosi delle conoscenze e dei metodi messi a punto dalla letteratura sulla condizione delle spettatrici (Cardone 2009), un’analisi ravvicinata dei materiali effimeri consente di ridiscutere l’assunto che vuole alcune delle pratiche in questione – la scrittura di fan mail, lo scrapbooking, ecc. – ad appannaggio esclusivo della fandom femminile (Grubey Garvey 2013). Tali testimonianze di rielaborazione “attiva” vanno invece indagate quali campi di tensione sociale fra i modelli discorsivi di mascolinità e femminilità avanzati dal cinema e il diverso accesso ai consumi concesso a spettatori e spettatrici.

 

Scadenze e istruzioni

Gli abstract (massimo 300/500 parole, in italiano o in inglese, corredati da una breve nota biografica) dovranno essere inviati entro il 15 febbraio 2024 al seguente indirizzo di posta elettronica: princinephemera@gmail.com

Nel caso in cui la proposta venga accettata, il contributo completo – di non più di 5,000/6,000 parole (e che potrà includere immagini, clip e link) – dovrà essere inviato entro il 31 maggio 2024 e sarà sottoposto a double blind peer review. All’autore/autrice è richiesto di chiarire autorizzazioni e diritti di pubblicazione per eventuali documenti iconografici o d’archivio inclusi nella pubblicazione.

La pubblicazione del numero 26 di Cinergie è prevista per dicembre 2024.

 

Bibliografia

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