Cinergie – Il cinema e le altre arti. N.26 (2024), 183–185
ISSN 2280-9481

Intermedia Indie. Sinestesie, chitarre e videoclip. Maria Teresa Soldani, Made in USA. L’opera dei Sonic Youth tra indie e pop, video e cinema, Mimesis, Milano-Udine 2024

Rossella CataneseUniversity of Tuscia (Italy)

Pubblicato: 2024-12-19

La band newyorchese Sonic Youth, che molti conoscono come il cuore pulsante della cultura alternativa degli anni ’80 e soprattutto ’90, ha una produzione artistica intermediale di grande rilievo, che interseca sperimentazioni nell’ambito del video e delle arti visive contemporanee. Edita dai tipi di Mimesis per la collana Cinergie, dedicata ai contributi che esplorano le nuove esperienze mediali della contemporaneità, la monografia Made in USA. L’opera dei Sonic Youth tra indie e pop, video e cinema approfondisce questa vocazione di ricerca artistica attraverso un’analisi complessa e articolata che dal percorso musicale di una delle band più iconiche della scena indie e alternative rock si configura come un viaggio intermediale attraverso la molteplicità dei linguaggi artistici e culturali che Kim Gordon, Thurston Moore, Lee Ranaldo e Steve Shelley hanno saputo orchestrare nel corso della loro carriera. Questo percorso è arricchito da una interpretazione del fenomeno attraverso un’ampia conoscenza della scena culturale di New York, documentata e descritta con la precisione di una ricerca d’archivio sulla storia sociale del clubbing e sulla biografia delle esperienze musicali e artistiche dei protagonisti, che dal fermento artistico del Lower East Side giunge alla frammentazione e dissoluzione della scena No Wave. Si tratta di una ricerca guidata da un metodo rigoroso, capace di invitare il lettore ad esplorare le connessioni tra i vari media che la band ha saputo intrecciare nel corso della loro attività.

Uno degli aspetti più affascinanti del libro è infatti la sua attenzione alla dimensione intermediale dell’opera dei Sonic Youth, che ha esplorato con curiosità e spirito avanguardista il mondo del cinema, delle arti visive, della fotografia e del video. Soldani riesce a cogliere perfettamente questa dimensione poliedrica, mostrando come i Sonic Youth siano stati capaci di trasformare ogni elemento della cultura underground in un linguaggio espressivo autonomo e originale. Ogni canzone, video o collaborazione artistica diventa un tassello di un mosaico ampio e variegato, in cui le influenze si mescolano per dar vita a qualcosa di inedito, originale, irripetibile. Queste contaminazioni vanno dalla formazione dei membri della band1 alla rete di contatti con la scena artistica circostante; le collaborazioni con figure come Raymond Pettibon, Richard Kern, James Welling e tanti altri diventano l’occasione per riflettere sulla natura collaborativa del processo creativo, offrendo una visione d’insieme della rete di connessioni che ha permesso ai Sonic Youth di espandere i confini del loro immaginario artistico.

L’autrice esplora le numerose collaborazioni della band con filmmaker e video artisti, analizzando in dettaglio l’importanza che il linguaggio audiovisivo ha avuto nell’evoluzione del loro stile. Da qui emerge un ritratto dei Sonic Youth come pionieri di un nuovo modo di concepire la produzione artistica, in cui la musica diventa uno strumento per esplorare altre forme d’arte, dando vita a un’esperienza estetica totalizzante. In questa direzione, la ricerca è inoltre arricchita da un’ampia riflessione sul ruolo della band nella definizione di una nuova estetica, quella dell’indie rock, che si caratterizza per il rifiuto delle logiche commerciali e la valorizzazione dell’autenticità creativa. In questo senso, il libro diventa anche un’importante testimonianza del rapporto tra musica e industria culturale, mostrando come i Sonic Youth siano riusciti a muoversi con disinvoltura tra il mondo underground e quello mainstream, mantenendo sempre intatta la propria integrità artistica. L’attenzione che Soldani dedica all’aspetto visivo, dalle copertine dei dischi ai videoclip, testimonia ulteriormente l’importanza del linguaggio delle immagini nella costruzione dell’identità della band. Questo volume dimostra inoltre una straordinaria sensibilità nel cogliere la dimensione politica del lavoro dei Sonic Youth, incarnando un approccio critico e sovversivo nei confronti delle norme sociali e culturali. Attraverso l’analisi dei testi, dei video e delle performance, l’autrice mette in luce come i Sonic Youth abbiano affrontato questioni di gender, sessualità, consumismo e politica in senso lato, contribuendo a ridefinire il ruolo dell’artista all’interno della società contemporanea.

Nel corso della sua analisi, Soldani ci guida attraverso le strade della New York degli anni ’80, una città in pieno fermento creativo e culturale, teatro di rivoluzioni artistiche e musicali che avrebbero cambiato per sempre il volto della cultura contemporanea. Una relazione duratura lega l’autrice alla Grande Mela: la sua prima monografia (Naked City: identità, indipendenza e ricerca nel cinema newyorkese, Quaderni di CinemaSud, 2013) aveva infatti esaminato una storia culturale e sociale di New York ventesimo secolo, attraverso la rappresentazione, l’avanguardia, il documentario, la scena (musicale e non) No Wave, la voce delle comunità afroamericane e tante linee sotterranee che intersecano l’underground statunitense nell’identità della città che non dorme mai. Fra le sue pubblicazioni, anche la curatela Itinerari della canzone tra i media. Immaginari, narrazioni, trasmissioni (Neoclassica, 2023) dedicata ai percorsi intermediali dello storytelling nella musica popolare e il numero della rivista “Cinéma&Cie” Avant-garde and Popular Forms Between Music and Visual Media. Transhistorical and Intermedial Investigations (curato con S. Dotto e F. Mouillot, 2019) definiscono linee di ricerca coerenti e articolate che esplorano la complessità di diversi temi e nodi teorici legati al rapporto fra audiovisivi e scena musicale, con una forte attenzione all’aspetto della teoria dei media come framework metodologico per orizzonti sinestetici. Anche in questo volume si rileva una prospettiva ibrida, che combina rigorose metodologie di ricerca storica e mediologica con una vena creativa radicata nella pratica artistica dell’autrice, poliedrica musicista, montatrice e videomaker.

In conclusione, Made in USA non è solo un libro sui Sonic Youth: è una ricerca che riesce a catturare l’essenza di un’epoca e a restituirla al lettore attraverso un affresco della scena culturale, artistica e musicale tra gli anni ’80 e ’90, riuscendo a rendere visibile quel filo sottile che lega il mondo della musica a quello del cinema, dell’arte e della performance attraverso l’indipendenza e la sperimentazione.


  1. «Due membri dei Sonic Youth hanno una formazione artistica: Gordon in danza e arti visive all’Otis Art Institute of Los Angeles, dove aveva studiato col filmmaker George Manupelli di Fluxus, e Ranaldo in letteratura e cinema alla State University of New York at Binghamton, dove aveva studiato col filmmaker Ken Jacobs approfondendo il New American Cinema e seguendo lezioni con Jonas Mekas, Hollis Frampton e Stan Brakhage», p. 28.↩︎