Cinergie – Il cinema e le altre arti. N.26 (2024), 215–218
ISSN 2280-9481

Cinema tutto l’anno, cinema ripensato. L’esperienza del Caffè Biblios a Siracusa

Peppino OrtolevaUniversità di Torino (Italy)

Giuseppe BriffaIndependent Scholar

Paola TusaIndependent Scholar

Pubblicato: 2024-12-19

Una proiezione al Caffè Biblios

Ortigia è una piccola isola, ed è un quartiere (il più meridionale) di Siracusa, una città di medie dimensioni a sua volta capoluogo della provincia più meridionale d’Italia. È diventata in questi anni una meta turistica ricercata, nel crescente interesse per la Sicilia che coinvolge visitatori da tutto il mondo, ma è stato ed è una sfida farne la sede di un progetto di cultura cinematografica: da anni infatti il centro storico va incontro a quel processo di turistificazione che sta interessando buona parte del continente. Se da un lato la qualifica UNESCO di Siracusa come patrimonio mondiale dell'umanità ha infatti portato benefici in termini di fondi destinati alla ristrutturazione di opere pubbliche e private e alla riqualificazione del territorio, dall'altro ha scatenato uno stravolgimento del tessuto sociale dei quartieri storici, un tempo popolari e pullulanti di vita e adesso invasi dai turisti in estate e quasi deserti nei mesi invernali. Il risultato è che in Ortigia non esistono più cinema e solo negli ultimi anni è stato riaperto il teatro comunale, a fronte di un numero spropositato di ristoranti “tipici” e strutture ricettive che offrono la solita immagine stereotipata di una Sicilia rustica ormai quasi del tutto estinta. Così ultimamente i siracusani hanno preferito evitare il centro storico.

La sfida che locali come il Biblios Cafè, dal 2000 il caffè letterario di Siracusa, situato nel cuore di Ortigia, e associazioni culturali quali Cinedrome, votata alla divulgazione cinematografica, hanno scelto di accogliere è stata proprio quella di andare controcorrente e offrire iniziative non rivolte tanto ai turisti quanto ai residenti. L'obiettivo è stato ed è quello di ribaltare l'immagine che ormai i siracusani hanno di Ortigia come zona prettamente turistica e farli tornare a considerare il centro storico una parte vitale del tessuto urbano, in cui recarsi anche quando si ha voglia di prendere parte ad attività culturali.Il risultato di questa scelta ha avuto ricadute positive anche sui visitatori provenienti da altre parti d’Italia e del mondo, che trovano un’offerta di livello elevato in un’area in cui sono poche le realtà che lavorano nel campo delle arti e dell’organizzazione eventi.

Nel corso del tempo la collaborazione tra Giuseppe Briffa, da un anno a questa parte presidente di Cinedrome, e Paola Tusa, titolare del Biblios Cafè, ha dato luogo a una fitta programmazione che intreccia il recupero di molti classici, a cominciare dal periodo muto, con la proposta di cicli a tema e, in alcuni periodi dell’anno, con iniziative di più ampia portata che rendano omaggio al cinema e alla sua storia. All'insegna dello slogan del Cine Oktober Fest, “Il cinema del passato è il nostro futuro”, si è sviluppata l’idea di divulgare, di plasmare l'immagine in movimento mediante la musicazione dei muti o di riproporne le sue gemme più preziose. A far scattare l’esigenza di portare avanti la divulgazione è stato un concetto fondamentale, secondo Giuseppe Briffa: la riscoperta delle radici teologiche e orrorifiche del cinema, e la cui forma primordiale è mito fondativo della società contemporanea.

Si è così sviluppato un nucleo di spettatori più solido e interessato di quanto ci si potesse inizialmente immaginare: un pubblico vario per età e provenienza, la cui curiosità verso il grande cinema sembra crescere via via, alimentandosi degli spettacoli a cui può man mano assistere. La formula del caffè letterario che si trasforma in piccola sala cinematografica (collocato a un passo dalla piazza che costituisce il centro di Ortigia) permette di coniugare nelle proiezioni quasi quotidiane la selezione di film anche rari con un clima amichevole, che prolunga l’esperienza della visione con discussioni informali ma spesso intense. In diversi momenti le attività del gruppo hanno coinvolto anche altri spazi e altre realtà culturali della città, come l’antico chiostro del monastero dei Carmelitani trasformato in cinema all’aperto o la Casa del Libro Rosario Mascali, che svolge a sua volta una vivace attività di letture, presentazioni e discussioni di libri, ospitando iniziative volte a mettere in comunicazione i vari circuiti di cultura del Mediterraneo.

La programmazione si impernia su alcuni filoni di lunga durata, con propri curatori. The Silent ImAge è seguito personalmente da Giuseppe Briffa, che cura anche il recupero di versioni filologicamente accurate e la sonorizzazione dei film con musica contemporanea: tra l’altro ampio spazio ha avuto la filmografia muta di Fritz Lang, dall’integrale del Dottor Mabuse, il giocatore a Una donna nella luna. Claudio Pavia cura la sezione Inside Animation che, attraverso la visione di film autoriali e impegnati (come ad esempio Anomalisa di Charlie Kaufman, Perfect Blue di Satoshi Kon e Waltz With Bashir di Ari Folman), si è posta l’obiettivo sin dalla sua creazione di far conoscere al pubblico tutte le sfumature che caratterizzano l’animazione internazionale e la profondità e serietà delle tematiche che si possono trattare attraverso questo medium. E nei CineSound Reading, in collaborazione con l’Ortyx Drama Festival promosso dagli allievi della scuola di teatro dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico e VAN (Verso Altre Narrazioni), compagnia teatrale composta da ex allievi dell’INDA, le immagini di film del periodo muto sono accompagnate e armonizzate con letture poetiche e letterarie.

Accanto a queste sezioni, i cicli a tema, alcuni dei quali in con la collaborazione di Peppino Ortoleva. Per limitarci a quelli più recenti, si può ricordare Nuova Hollywood, Vecchia America dedicato al ripensamento degli anni della grande depressione da parte del cinema anni Settanta: incorniciati da due film del tempo (Furore di John Ford e Io sono un evaso di Mervyn LeRoy) si sono visti o rivisti Gangster Story di Penn, Non si uccidono così anche i cavalli? di Pollack, Boxcar Bertha di Scorsese, Gang di Altman, Prima pagina di Wilder. È seguita la selezione di dodici adattamenti cinematografici di opere shakespeariane, che accanto a classici noti dall’Otello di Welles al Trono di sangue, e a Ran di Kurosawa ha proposto tra gli altri (dodici in tutto) il Coriolano di Ralph Fiennes, il Re Lear di Grigorij Kozincev e Un Amleto di meno di Carmelo Bene. Il nesso cinema-letteratura sarà ripreso a inizio 2025 con un ciclo sui film da Dostoevskij, tra cui Così bella, così dolce di Robert Bresson, I demoni di Andrzej Wajda, L’idiota di Akira Kurosawa, e altri. Durante l'inverno il focus è stato anche la cinematografia europea, statunitense e asiatica contemporanea, alla scoperta di registi quali Wong Kar-Way, Bong Joon-ho, Gus Van Sant e tanti altri.

Ci sono poi iniziative di più ampia portata come il Cine Oktober Fest, festival ormai alla sua quarta edizione patrocinato dal Comune di Siracusa e diversi enti e volto alla creazione di un ponte ideale tra il profondo sud e l’estremo nord con la visione di numerose opere scandinave, statunitensi, tedesche e di altre regioni del Nord Europa, sia contemporanee che classiche. Si è dato molto spazio anche ad un’ampia rassegna di recenti film post-horror, in cui il senso di inquietudine, l’atmosfera cupa e la colonna sonora preponderante tipiche dell’horror tradizionale vengono usate in una nuova veste 'autoriale’. Oltre a questa sezione il festival ha portato a Siracusa una selezione di quattro film di Ai Weiwei e una serie di iniziative con le scuole in collaborazione col giornalista e scrittore Carmelo Maiorca e la direzione dell'Area Marina Protetta Plemmirio dedicate a documentari sul tema della sostenibilità. E, a seguire, un novembre tutto dedicato alle coniugazioni del noir attraverso i continenti e lungo l’intera storia del cinema.

Un locale che ospita fino a una trentina di persone, uno schermo che occupa una parete con la proiezione in 4K di film sempre regolarmente autorizzata, niente biglietto d’ingresso ma contributi volontari e per chi vuole le consumazioni di cibi e bevande a prezzi non proibitivi. C’è qualcosa di intimo in questa situazione, dove si possono ritrovare da un film all’altro le stesse persone: del resto in una piccola città il pubblico colto non è numerosissimo, ma si può avere la sorpresa di vedere affluire, in qualche occasione difficile da predire, un gruppo di sconosciuti, molti dei quali poi ritorneranno ancora per seguire un certo filone che li ha incuriositi. Così per esempio il ciclo di Ai Weiwei ha visto ritornare una proiezione dopo l’altra un gruppo di venti-venticinque persone sempre attente (anche di fronte al film sul Covid, Coronation, in cinese coi sottotitoli in inglese), prese dal linguaggio personalissimo di questo artista, dai suoi film che non raccontano storie, neppure come lo fanno tanti documentari, ma fanno sentire il fluire stesso, che può essere insieme bello e doloroso, del vivere. Così in Una donna nella luna molti hanno riconosciuto una diretta continuità con il tanto più celebre Metropolis, in un immaginario non solo distopico ma pienamente fantascientifico con i suoi topoi distinti da quelli anglosassoni. E il ciclo Nuova Hollywood Vecchia America è stato compreso come un doppio viaggio nella storia, quella degli anni Trenta dove i film erano ambientati e quella degli anni Settanta, lo sguardo non solo di un cinema americano in mutazione ma di una cultura americana in cerca di senso.

Oggi un patrimonio prezioso, un tempo raro e ricercato, può essere reso disponibile a costi bassi e in alta qualità visiva. Quello che conta è trovare il modo di non farne ulteriore rumore che si aggiunga alla massa di materiale video offerta dalla rete, tutto egualmente effimero ed egualmente preservato a tempo indeterminato. È difficile ma indispensabile riuscire a recuperare, e negoziare, criteri di valutazione che non si sottomettano necessariamente a un canone tramandato ma che riconoscano l’esistenza di film capaci di parlare a diverse generazioni e di “formare” il loro pubblico. Quella di Ortigia è una piccola esperienza, consapevole dei propri limiti, ma offre a chi vi partecipa la possibilità di una stimolante conversazione tra amici lungo i 130 anni di storia del cinema. Si stanno ipotizzando forme di collaborazione con università ed enti culturali di altre città della Sicilia e nuove iniziative col patrocinio dell'Assessorato alla Cultura del Comune, e non è da escludere uno scambio anche con altre parti d’Italia.