Il saggio di Cristina Formenti si pone al centro di importanti considerazioni in merito al documentario animato e alle sue estetiche, funzioni, tecniche e distribuzioni. Questo lavoro si presenta suddiviso in una breve introduzione, tre capitoli (Theoretical and Historical Issues; The Rise and Affirmation of an Audiovisual Form; The Contemporary Production, 1986 and Beyond), una nota finale (Toward a Post-Animated Documentary Age?) ed una ricca bibliografia e filmografia. L’autrice, accanto ad un’analisi storica, affianca una disamina di orientamento estetico - semiotico, comprendente tematiche rilevanti per la comprensione del senso profondo del documentario. Tra queste, Formenti affronta la questione della “realtà” insita in questa tipologia di prodotti, l’impatto delle tecnologie o ancora la comunicazione e la didattica di temi scientifici e sanitari. Questi ultimi sembrano assumere un ruolo rilevante e centrale nelle riflessioni scaturite dall’autrice: ad esempio, Formenti riporta diverse osservazioni riguardo i documentari animati Blood Transfusion (regia di H.M. Nieter, 1941, UK; p. 269) e Defense Against Invasion (regia di J. King, 1943, USA; p. 273), i quali informano gli spettatori in merito alle attività del corpo umano durante le trasfusioni di sangue (nel primo caso) o al funzionamento del sistema immunitario tramite le vaccinazioni. Formenti riesce a descrivere le differenze tra questi due prodotti animati, riconoscendo in maniera pertinente le analogie con altre produzioni quali i documentari di guerra (pp. 17-19). In questa parte del saggio l’impianto storico è ben ravvisabile, permettendo così la riscoperta di prodotti di grande rilevanza nella storia del cinema animato (come quelli disneyani). Questa valorizzazione della storia dell’animazione risulta essere un’operazione complessa e affascinante, basilare per comprendere l’intero cinema ed identificare e comparare le forme estetiche con altre tipologie artistiche che presentano similitudini, come ad esempio l’illustrazione. Tuttavia, come si accennava poc’anzi, al metodo storiografico seguono riflessioni di ordine estetico atte a sottolineare come ci sia bisogno, nel panorama e nel dibattito intorno gli animation studies, di condurre indagini di ordine teorico-filosofico. A questo proposito una delle domande chiave dell’autrice è “Does animation, unlike live-action, effectively lack a nonfictional mode of visual representation?” (p. 13), approfondendo così come e se l’animazione possa convergere in forme di realismo e se la rappresentazione disegnata sia necessariamente “nonfictional”. La ricerca di Formenti è ampia e coglie l’evoluzione di come il documentario animato si sia sviluppato nelle sue forme classiche e contemporanee, riuscendo così a focalizzarsi su argomenti, testi e autori in maniera coerente e profonda. Questo lavoro, dunque, si pone sia nell’ottica degli animation studies sia dei documentary studies, e si inserisce in un continuo dialogo e confronto con testi essenziali di studiosi come Crafton, Honess Roe, Nichols, Renov, Wells. L’autrice valorizza così i prodotti della grande distribuzione, ma anche di quei film considerati “minori”. Questa operazione appare importante e metodologicamente fondata, poiché permette agli studiosi e lettori di poter approfondire maggiormente tematiche e animazioni meno conosciute, quali quelle dirette in Francia da Lortac negli anni Dieci del Novecento, i primi documentari animati industriali tra cui Down the Gasoline Trail (regia di R. Barnes, 1935) o didattico - scientifici come The Road of Health (regia di B. Salt, 1936). Se la prima parte del saggio propone un impianto teorico generale, la seconda, con archi temporali delimitati, invece, affronta i documentari principalmente per nazionalità come “The United States”, “Great Britain”, “Italy”, “Canada”. Ad esempio, nella parte dedicata ai prodotti animati italiani (pp. 203-223), l’excursus parte dalla fine degli anni Trenta, con i documentari INCOM, per poi focalizzarsi, a partire dagli anni Cinquanta, sulla “Golden Age of Animated Documentary in Italy” e proseguire nell’analisi dei decenni successivi. In questo capitolo sulla situazione italiana, in cui vengono nominati animatori del calibro di Besesti, Bozzetto, Cecchinato, Gibba, risulta interessante il paragrafo dedicato allo studio cinematografico Corona (pp. 214-221) dei tre fratelli Gagliardo: in relazione a ciò, Formenti descrive l’eterogeneità grafica dei loro documentari, portandone esempi e analizzandone sistematicamente le differenze principali e le forme estetiche della loro produzione.
In ogni caso, la disamina del documentario animato prosegue fino alla contemporaneità, mettendo in evidenza le peculiarità della narrazione (e della tecnica) odierna, pur non nascondendo le analogie con gli schemi più tradizionali: a tal proposito, la studiosa approfondisce quella che è definita come la “persistence of the classical animated documentary” (pp. 246 – 258). Il maggior punto di forza del testo è la corretta metodologia nel descrivere ed esaminare i prodotti filmici e confrontarli con testi precedenti da cui la studiosa trae spunto. Tuttavia, Formenti non si limita solo a questo ma approfondisce e categorizza, e ciò è ben indicato nei titoli dei paragrafi, diversi documentari in campi di indagine di ordine estetico (come Animation as Visual Territory, Phantasmatic Projections). Il saggio dunque risulta essere un testo originale di grande valore culturale e storico, ricco di contenuti e prospettive. Infatti, questo si pone non come un corposo e mero studio compilativo, quanto piuttosto come un testo che analizza a fondo una tematica di cui la letteratura sull’audiovisivo sembra essere parzialmente lacunosa. Una ricerca di questo tipo era necessaria e quasi urgente, e si inserisce pienamente come punto di riferimento per gli studiosi dei prodotti animati. Formenti è riuscita a delineare con chiarezza gli aspetti basilari e fondanti del connubio tra animazione e documentario scrivendo pagine che coniugano gli aspetti storico-analitici con quelli maggiormente teorici, con uno stile di scrittura sia accademico che divulgativo.