Cinergie – Il cinema e le altre arti. N.20 (2021), 177–178
ISSN 2280-9481

Prime influenze cinematografiche tra Stati Uniti e Italia. Federico Di Chio, Il cinema americano in Italia. Industria, società, immaginari dalle origini alla Seconda Guerra Mondiale, Vita e Pensiero, Milano 2021

Massimo BonuraUniversità Telematica eCampus (Italy)

Pubblicato: 2021-12-20

Il nuovo volume di Federico Di Chio, Il cinema americano in Italia. Industria, società, immaginari dalle origini alla Seconda Guerra Mondiale edito da Vita e Pensiero (2021) per la collana Ricerche. Media- spettacolo-processi culturali, fa luce su argomenti di capitale importanza per la storia dei media: il rapporto tra industria e narrazione nel cinema americano e l’impatto che questo ha avuto in Italia. Il saggio ben interseca alcuni nuovi filoni scientifici sull’immaginario mediale quali i production studies, gli audience studies e i media industry studies e gli studi sulla censura cinematografica.

Inoltre, la presenza di una lunga filmografia (pp. 253- 262) rende di facile consultazione la lista dei prodotti filmici trattati che hanno avuto un rilevante impatto sia in America sia in Italia.

Nell’Introduzione l’autore inquadra la superiorità economica e industriale del cinema americano, risalendo ai motivi del suo predominio nelle sale italiane e nel mercato globale (p. 7). Da questa affermazione, riccamente suffragata con dati e percentuali, si dipana l’analisi delle radici degli immaginari cinematografici americani e le ragioni che ne hanno garantito il successo in Italia, soprattutto in un periodo, quello dell’epoca fascista, in cui la censura non permetteva la rappresentazione “veritiera” della stratificazione sociale, tendendo così a rendere la narrazione non realistica (pp. 207-209). Lo studio analizza inoltre i primi produttori e distributori italiani del cinema statunitense, approfondendo figure di primo piano come Arturo Ambrosio e Mario Ferrari (pp. 23-26), e come questi si siano interfacciati con le principali case di produzione americane degli anni Dieci (Vitagraph, American Mutoscope and Biograph Company, Lubin Manufacturing Company). L’approfondimento delle novità filmiche e delle diverse case cinematografiche, spesso avviene interagendo direttamente con le citazioni dei critici dell’epoca (tra cui Alfredo Morvillo, Alfonso Cavallaro o Umberto Paradisi) e ricercando i vari titoli di film nelle riviste americane e italiane.

Nel corso del saggio la metodologia storica risulta essere sempre puntuale, e coinvolge l’analisi filmica e gli studi economici sul cinema, descrivendo così i rapporti politico-culturali che la nona arte propone. Tra questi vanno citati gli incontri tra Mussolini e Walt Disney (p. 199), fino alla decisione estrema nel pieno della guerra (1942) di bandire dall’Italia la produzione americana a fumetti e filmica (pp. 233-234). Tuttavia Di Chio fa notare come alcuni titoli americani, acquistati in precedenza, vennero proiettati nel mercato italiano fino, a partire dal 31 dicembre 1942, all’assoluto divieto di visione pubblica dei film statunitensi, provocando così delle vere e proprie proiezioni di contrabbando (pp. 232-235).

Il lavoro di Federico Di Chio risulta particolarmente importante e innovativo per la profondità con cui analizza i modelli e gli archetipi immaginari tra il cinema americano e quello italiano fino alla Seconda Guerra Mondiale. Ogni tema trattato nei nove capitoli del libro, dalle prime rappresentazioni cinematografiche al cinema Pre-Code e poi a quello Post-Code, è suffragato da una grande quantità di documenti rilevanti e precedentemente (mi)sconosciuti, se non inediti. L’inserimento di una appendice metodologica (pp. 240-252) permette di ricostruire le fonti dell’analisi storica di Di Chio e di far conoscere agli studiosi diversi archivi documentali e metodi di indagine e reperimento dei dati (soprattutto in merito agli anni del muto), tra cui spiccano diverse fonti di non facile reperibilità (periodici quali Il popolo di Roma, Il corriere del Teatro e del Cinematografo o Sor Capanna), e documenti d’archivio sia italiani sia americani.

Il saggio dunque offre parecchi spunti originali ed elaborati che possono dare nuovi impulsi alla ricerca storiografica del cinema e al rapporto di questa con le scienze sociali. Risulterebbe altrimenti impossibile ripercorrere la storia culturale del nostro Paese prescindendo da un’analisi approfondita, come quella di Di Chio, dei rapporti tra le produzioni cinematografiche italiane ed estere. L’interdisciplinarietà che caratterizza questo saggio lo pone come una imperdibile opportunità di conoscere numerose nozioni e informazioni poco note, fondamentali nel riconfigurare alcune tappe della storia del cinema.