Il titolo di questo volume riprende quello della pièce teatrale La traviata norma. Ovvero: vaffanculo… ebbene sì, messa in scena per la prima volta nel 1974 dal Collettivo “Nostra Signora dei Fiori” al teatro Arsenale di Milano. Questa scelta, rivelata nelle prime pagine dell’introduzione (p. 14), chiarisce immediatamente l’ispirazione militante e al tempo stesso storiografica dei saggi che seguono, dedicati a un gruppo eterogeneo di prodotti audiovisivi italiani, analizzati attraverso le lenti della queer theory e del close reading testuale d’impostazione storico-culturale.
La scelta dei casi di studio spazia dalla commedia all’italiana, al film d’autore (La dolce vita, Le fate ignoranti, Chiamami col tuo nome), dalla fiction televisiva (Il padre delle spose) al cinema del reale (La bocca del lupo), delineando un arco temporale che dai primi anni Sessanta giunge sino alla contemporaneità. L’ampiezza e la varietà degli esempi permettono all’autore di indagare una serie di questioni teoriche prevalentemente legate al registro della rappresentazione, e che s’intrecciano con la storia e le battaglie politiche della comunità LGBTQ+ italiana, dalla nascita del FUORI (Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano) negli anni Settanta, sino ai dibattiti sulle unioni civili. In alcuni momenti si ha l’impressione che la struttura del volume necessiti di una maggiore coesione, tuttavia, giungendo alla conclusione, la scansione dei vari capitoli risulta invece coerente ed equilibrata. Complessivamente, l’attenzione alla specificità culturale italiana dialoga con un’impostazione teorica prevalentemente di matrice anglo-americana, ed in particolare fondata sul lavoro di autor* divenuti ormai “classici” come Micheal Warner, Eve Kosofsky Sedgwick, Lee Edelman e Judith Butler. Questo aspetto rappresenta il carattere di maggiore originalità del volume, che ha l’importante merito d’introdurre e dimostrare la duttilità metodologico-interpretativa della queer theory in uno studio in lingua italiana, e dedicato alla cultura mediale del nostro Paese. Da questo punto di vista, infatti, gli studi sull’audiovisivo italiani hanno dimostrato una certa reticenza, se non una vera e propria resistenza, a questo campo teorico, che è invece ormai ampiamente consolidato nell’accademia internazionale. Questi saggi, mentre adoperano un necessario aggiornamento nel panorama accademico della penisola, si propongono come un approccio alternativo ai temi LGBTQ+ rispetto a quello proposto dal recente volume di Mauro Giori, L’omosessualità nel cinema italiano (UTET, 2019), che presenta un’impostazione marcatamente storico-archivistica e un’attenzione predominante all’omosessualità maschile. In relazione a quest’ultimo punto, i saggi di Rigoletto riescono nella felice operazione di tracciare un percorso che accanto agli uomini vede anche numerose donne, cisgender e trans, e che è capace di mettere a tema la connessione tra eteronormatività e bianchezza, ponendosi in dialogo con gli studi postcoloniali. Così facendo, i saggi di Rigoletto delineano un quadro teorico che rispecchia la complessità di connessioni e alleanze delle soggettività e dei movimenti queer con il trans-femminismo e le teorie postcoloniali, e che al tempo stesso rispecchia le radici militanti della queer theory.
Un altro punto di forza del volume è la sua capacità di dare tridimensionalità all’analisi testuale, coniugando la lettura in profondità di trame, personaggi, inquadrature, con il contesto di produzione e di ricezione. Questo approccio appare particolarmente efficace quando applicato agli esempi più recenti, come quello de Il padre delle spose (2006), fiction televisiva incentrata su una coppia lesbica che dalla Spagna progressista di José Luis Rodríguez Zapatero si trasferisce nella provincia pugliese. In questo capitolo, scritto con Martin Dines, l’analisi dei modelli di rappresentazione e produzione, s’intreccia con quella della ricezione, per articolare un discorso sull’identità nazionale e il sud (d’Italia e d’Europa) come categoria storico-culturale e geografica complessa. La capacità di aprire la particolarità del testo alla dimensione macro della storia e dell’attualità prova la validità della proposta metodologica dell’autore, che tuttavia appare meno efficace nei due saggi inziali dedicati al cinema degli anni Sessanta e Settanta, ovvero alla commedia all’italiana (Il sorpasso e La dolce vita) e a quella “scollacciata” (La patata bollente). In entrambi i casi, il focus sul livello della rappresentazione sembra prevalere sulla contestualizzazione storica e produttiva, il cui equilibrio rappresenta il punto di forza degli altri saggi.
In conclusione, Le norme traviate, volume che inaugura la nuova collana “Cinema, media e studi culturali” di Meltemi, rappresenta un importante contributo agli studi sull’audiovisivo italiano, complesso e al tempo accessibile, grazie a una scrittura chiara e coinvolgente, e adeguata sia a un pubblico di addetti ai lavori che di studenti e appassionati di cinema e cultura queer. L’auspicio è che da questa raccolta di saggi scaturiscano nuove linee di ricerca, capaci di arricchire il già ricco bacino di spunti metodologici e casi di studio proposti da Rigoletto nella direzione di un dialogo più intenso tra studi del cinema italiano e queer theory.